La doppia vittoria di Tommaso Dugato nei due importanti concorsi musicali italiani stanno spingendo il giovane cantautore vicentino alla pubblicazione del prossimo album.
Dolcezza, melodia, parole e poesia. È questo Tommaso Dugato, vincitore dell’ultima edizione di Abbassa il Volume (che si terrà anche quest’anno all’interno del Mir di Rimini) e dell’Arezzo Wave 2017. Il giovane cantautore in questi anni ha già dimostrato il talento e la grinta necessari per una carriera artistica promettente.
L’intervista a Tommaso Dugato
Come nascono le tue canzoni?
Quando scrivo la mia musica cerco prima di tutto di ascoltare e capire. Tutto nasce da una profonda analisi personale. Cerco di guardare cosa c’è dentro me, cerco di ascoltare e una volta trovato quello che voglio sentire, cerco di capire. Il punto più importante è proprio quello; capire. In un certo senso sentire è facile e spesso naturale ma capire, almeno per me, è un processo che richiede tempo e molto coraggio. Avere la forza di guardarsi in faccia e prendere atto di quello che si è, può essere l’emozione più dura e difficile come la più semplice e naturale. Una volta che ci si capisce, almeno in parte, la canzone nasce da sola. Il testo e la musica si uniscono per esternare una parte di me. “Filo di miele” è una canzone delicata, poetica e profonda, che ti ha permesso di vincere due contest importanti come Arezzo Wave e Abbassa il volume.
Cosa rappresenta per te questo pezzo?
Questo pezzo per me significa molto. Quando lo suono è come se mi spogliassi di tutto. Rimango nudo sul palco, solo con i miei sentimenti, con le mie certezze e i miei dubbi. E’ stato il primo brano che mi ha fatto dire: ”ok forse non è tutto sbagliato, qualcosa di buono c’è”. L’ho suonato in molte occasioni ed ogni volta è sempre un’emozione diversa che amplifica tutto e che mi fa tremare dal profondo, nel profondo.
Quali sono le tue influenze artistiche musicali?
Tendenzialmente cerco di ascoltare più musica possibile, anche se solitamente sono piuttosto ridondante.
Mi ispiro sopratutto al cantautorato anglofono; ad artisti come Damien Rice, Ben Howard, Bon Iver e Ed Sheeran. Pur scrivendo testi in italiano trovo difficile ascoltare la musica del nostro paese. Gli artisti che apprezzo di più del nostro panorama sono sicuramente Niccolò Fabi, Alberto Bianco e Levante, che riescono comunque a fare una musica fresca e libera.
Raccontaci la tua esperienza ad “Abbassa il Volume”…
“Abbassa il volume” è stata la prima volta in cui ho avuto l’opportunità di appoggiarmi ad una parete e lasciare che qualcuno facesse una riga sopra la mia testa per misurare la mia altezza. Un’occasione per vedere fino a dove ero in grado di spingermi. E’ stata un’esperienza per mettersi in gioco, una porta per intraprendere un percorso e non solo una strada.
Tra le tue esperienze c’è anche quella di artista di strada in centro a Vicenza. Che ispirazioni ti offre questa prospettiva?
Suonare per strada è un’esperienza che consiglio a tutti. E’ un processo che mi ha aiutato molto a crescere, a gestire la “paura” di suonare davanti ad un pubblico che non si conosce minimamente e che cambia di minuto in minuto. Inoltre, se in un locale sali sul palco con dietro la schiena un amplificatore, per strada, almeno per il mio tipo di esperienza, sei tu e la tua chitarra. O ti fai valere, oppure le gente passa senza ascoltarti, il che è molto frustrante. Ci vuole un po’ di tempo per abituarsi a questo tipo di ambiente ma una volta prese le giuste misure si ha una soddisfazione che spinge a tornare ancora ed ancora.
Sei giovane, eppure hai già maturato un ottimo bagaglio artistico. Quali sono i tuoi sogni e i tuoi progetti futuri?
In questo momento sento il bisogno di fermare i miei brani su un EP. Riuscire a condensare la mia musica e la mia persona è una necessità che sento da un pò di tempo. Voglio però farlo con calma, senza sforzare il processo creativo, prendendomi lo spazio ed il tempo necessario per avere del materiale che sia degno di essere raccontato. Una volta fatto questo inizierò a portare in giro la mia musica; ho bisogno di sbagliare e di imparare, di suonare e di gridare. Non voglio accorciare le tempistiche, voglio fare tutti i gradini necessari per crescere; prima come persona, poi come “artista”.