Un giro del mondo alla ricerca di meraviglie marginali ed equilibri fragili, sospesi tra canzone d’autore e world music. È uscito per LaPop/Freecom “Un altro equilibrio”, il terzo disco di Alessandro Sipolo, raffinato cantautore bresciano, finalista al Tenco e premio Musicultura 2017. In questi brani ritmi ossessivi si alternano a ballate eteree ed enigmatiche, tracciando un percorso ricco di riferimenti letterari e filosofici, senza perdere la voglia di far sorridere e ballare.
L’abbiamo intervistato:
Come nasce questo progetto artistico?
L’ispirazione dell’album è una vecchia fotografia, diventata la copertina del disco stesso, che ritrae mio padre in verticale sulle mani con il vestito della domenica. Il contrasto tra il rigore del suo vestiario e la posizione di guardare il mondo al contrario mi ha ispirato un disco che parla di ricerca di equilibri, molto più che di equilibri ottenuti.
Che significato assume l’equilibrio in questo percorso?
Il titolo parla della ricerca di un equilibrio differente rispetto a quello che ci troviamo a vivere. Ho scritto questo album in un momento particolarmente cupo dal punto di vista politico e sociale, in cui sembra che molte persone trovino il proprio equilibrio attraverso il rancore o l’accusa nei confronti del diverso. Ho provato a raccontare queste storie che erano sconosciute e dimenticate e ho immaginato la ricerca di equilibrio su premesse diverse, un po’ più solidali.
Come nascono i tuoi brani?
Ogni canzone, così come ogni disco, nasce in maniera diversa. Non ho strategie di composizione e nemmeno un luogo particolare in cui compongo. Molte volte i brani nascono da viaggi o semplicemente da ricordi. Tendenzialmente parto da un testo ma non è sempre così. In questo ultimo lavoro, ad esempio, sono partito dalla melodia e di conseguenza sono arrivate le parole. Ho studiato Scienze Politiche e sono un chitarrista autodidatta. Però le canzoni cerco sempre di scriverle con la chitarra in mano, definire la struttura principale del brano, le melodie. Ho la fortuna di collaborare con meravigliosi musicisti che arricchiscono la canzone strada facendo.
Se dovessi fare un parallelismo tra i tuoi lavori cosa diresti?
Il primo è stato pubblicato nel gennaio del 2013, il secondo nel 2015 e questo è stato quello che ha avuto una gestazione lunga ed è un album del quale sono molto soddisfatto. Mi sono preso tempo per curare i testi, le melodie e le registrazioni in studio. A questo lavoro hanno collaborato dei musicisti che stimo moltissimo. Per come compongo io, ho sempre concepito ogni disco come un mondo a sé stante. In ogni album c’è un filo rosso, determinato da un concetto a cui si rivolgono tutti i brani. Musicalmente immagino mondi diversi a seconda delle cose che voglio dire e delle emozioni che voglio esprimere. La linea di congiunzione tra i tre dischi sono i testi letterari e la contaminazione di generi musicali, diverse arie provenienti da tutto il mondo.
Come hai vissuto il successo di questi anni?
Mi ha fatto sicuramente piacere vedere l’apprezzamento della critica e sentire l’affetto del pubblico, nonostante la mia musica sia lontana dai generi apprezzati dal mondo discografico. Con l’album Eresie la canzone “Comunhão Liberação” mi ha fatto arrivare tra i finalisti per la Targa Tenco 2016, così come mi ha fatto piacere arrivare in finale a Musicultura su Rai1.
Hai un artista che apprezzi particolarmente?
Più invecchio e più generi ascolto, quindi non posso dire di avere un modello di riferimento. A seconda dei periodi che vivo ci sono artisti che mi ispirano di più di altri. Passo dall’heavy metal alla musica tribale africana. Adoro le musiche tradizionali delle diverse parti del mondo e mi piace farmi ispirare, senza però cercare di riprodurle perché le tradizioni locali meritano grandissimo rispetto e non possono essere centrifugate dal primo che passa. Tra gli artisti visti live che mi hanno emozionato di più potrei dire Eddie Vedder e Sting. Negli ultimi anni ho trovato la scena italiana poco stimolante, incontro più vivacità altrove.
Com’è nata la tua passione per la musica?
È nata molto presto perché nella mia famiglia la musica è sempre stata presente dalla classica, alla lirica e a quella cantautorale. Per quanto riguarda il mio progetto è arrivato relativamente tardi: ho scritto sempre molto, spesso in prosa o per altri. La voglia di propormi come cantautore e la decisione di farlo, è nata quando ho vissuto in Perù nel 2011.
Stai per cominciare il tour di presentazione di “Un altro equilibrio”. Cosa ti aspetti?
La parte più divertente è sicuramente quella del concerto. Dal 1 febbraio inizia il tour che ci porterà in giro per l’Italia da Brescia, Roma, Torino, Ferrara, Milano… gireremo tanto e con diverse formazioni. Spero di incontrare molte persone in questo cammino, è sempre l’esperienza più arricchente!
Le prossime date, in continuo aggiornamento, del tour: 23 febbraio (Sparwasser, Roma), 27 febbraio (Off Topic, Torino), 3 marzo (Fonderia Aperta Teatro, Verona).