Da sempre la sicurezza è uno dei perni attorno ai quali ruota tutta la rete Doc. Non può esserci lavoro in assenza di legalità e di sicurezza. Da pochissimo, tutti i professionisti del settore hanno trovato casa in STEA -Safety Teather Entertainment Arts, che è stata presentata a maggio scorso al MIR – Music Inside Rimini. Ne abbiamo chiesto di più a Fabio Fila, responsabile sicurezza Doc Servizi e, adesso, presidente di STEA.
L’intervista a Fabio Fila
Cos’è STEA?
STEA è innanzitutto un nuovo modello di business che mette al centro dell’attenzione la sicurezza nello spettacolo. Sicurezza non come “fattore burocratico”, ma come aspetto fondamentale di una azienda, di un’associazione, dall’organizzazione dell’azienda stessa alla realizzazione di qualsiasi tipo di evento, fin dalla progettazione. STEA è nata per riunire i professionisti della sicurezza in una piattaforma cooperativa. È nata a Bari ed è un progetto di quattro anni che nel 2018 ha visto la luce grazie anche al finanziamento ottenuto da Invitalia per la realizzazione di start-up dedicate al mondo dell’arte, della cultura e dell’intrattenimento.
Da chi è formata?
È formata da dieci soci che si occupano di dieci diverse specificità per la gestione della sicurezza nello spettacolo. Sicurezza ispirata a modelli anglosassoni per i quali è intesa sia come “Safety”, quindi sicurezza per gli operatori, sia come “Security”, ovvero sicurezza per il pubblico e di chi fruisce dello spettacolo. Quindi in STEA non ci sono solo specialisti della sicurezza (RSPP, Consulenti del Lavoro, Legali, Formatori, Coordinatori della Sicurezza), ma anche professionisti della progettazione (responsabili di produzione, progettisti e direttori tecnici), con l’obiettivo di farli lavorare insieme sin dall’ideazione di un evento di spettacolo, laddove per spettacolo si intende anche arte, cultura, performing arts, fiere, sfilate di moda, ecc.
Come si sviluppa il progetto nei 4 anni?
Il primo anno sarà quello dell’organizzazione del modello. Stiamo già lavorando ad alcuni progetti minori ma soprattutto stiamo sperimentando la nostra idea. Faremo degli investimenti in termini di attrezzature, software, sede, tecnologie. In particolare abbiamo ideato un software che servirà a co-progettare in net-working tra soci e professionisti per dialogare con i clienti. Negli anni successivi metteremo in pratica il modello. Partiamo da Bari ma il progetto è di caratura nazionale e, perché no, internazionale.
Avete già avuto dei feedback dal settore, dopo la sua costituzione? Come viene percepita?
Si, c’è molto interesse. I colleghi con cui parliamo vogliono collaborare e far crescere il progetto con la stessa idea. Per STEA è davvero importante far capire che la sicurezza deve essere un modo di pensare e non un ostacolo da aggirare solo con dei documenti fatti bene. Abbiamo lanciato qualche input, non solo a colleghi, ma anche alle istituzioni, che percepiscono bene questo modello.