Oltre 500.000 check-in, 60.000 professionisti, 207 spazi suddivisi in 30 stati, quasi 265.000 combinazioni: questi sono solo alcuni dei numeri di Seats2meet, network di co-working nato in Olanda nel 2007.
L’origine dei co-working
Una buona parte della forza lavoro contemporanea non svolge più le proprie attività in un unico ufficio, ma nemmeno sempre nella stessa città o addirittura nazione. Con la diffusione del personal computer e l’aumento dell’occupazione nel settore dei servizi, il modo di lavorare è cambiato. Solo nell’ultimo decennio infatti il numero di freelance è aumentato dell’80%. Lavoratori spesso molto qualificati che organizzano non solo il proprio tempo di lavoro in modo autonomo, ma anche i propri spazi.
Parallelamente all’aumento dei freelance si osserva la nascita di nuovi spazi di lavoro condivisi, i cosiddetti co-working. Nati come un modo per ridurre i costi di gestione di un ufficio (segreteria, pulizie, ecc.), i co-working hanno conosciuto negli ultimi anni forme di evoluzioni. Talvolta diventando anche veri e propri luoghi di socializzazione e sviluppo di nuove idee imprenditoriali.
Il capitale sociale al cuore del network Seats2meet
L’olandese piattaforma di co-working Seats2meet (S2M) è un esempio di questa evoluzione. Da dieci anni la piattaforma non solo offre spazi di co-working a freelance e imprenditori, ma ha introdotto il concetto di capitale sociale nel mondo dei co-working.
Il capitale sociale può essere considerato come la valuta del co-working. Esso è misurato sulla base del valore della conoscenza e delle competenze che professionisti simili si scambiano tra loro. Il capitale sociale permette infatti di accedere a diversi servizi senza pagarli con la moneta del luogo.
Tutto ha inizio segnalando le proprie competenze e mettendole a disposizione degli altri. Un meccanismo che attiva nuove forme di collaborazione e connette professionisti proprio a partire dall’aiuto reciproco che si offre all’interno dello spazio di co-working.
Ma come avviene concretamente tutto questo?
La tecnologia dell’S2M Passport
Per semplificare non solo la messa in evidenza delle conoscenze e competenze di ciascuno, ma anche la combinazione dei professionisti, S2M ha sviluppato l’S2M Passport. Esso rappresenta il punto di ingresso nell’ecosistema e ha come obiettivo quello di trasformare il capitale sociale misurato in crescita professionale e personale.
Guidato da un algoritmo di intelligenza artificiale denominato The Serendipity Machine, è uno strumento che connette gli users attraverso specifici tags definiti dai co-worker nel proprio profilo. Oltre a creare nuove connessioni tra professionisti sulla base di interessi comuni o bisogni specifici, lo strumento permette di tracciare tutto il proprio percorso in S2M. Sono tracciate e misurate anche le attività che hanno portato ad accumulare capitale sociale, come il rispondere a domande o incontrare altri professionisti.
Prossimo step: introdurre la tecnologia blockchain per far sì che sia un vero ecosistema decentralizzato con proprietà condivisa da tutti gli utenti.
E funziona?
A quanto pare sì. L’ecosistema S2M dichiara che con questo concetto lo spazio riunioni a pagamento ha un tasso di occupazione molto alto. Inoltre 1 persona su 6 che lavora negli spazi di co-working ha ottenuto un nuovo incarico pagato.
Con S2M siamo allora di fronte a una vera esperienza “win win” in grado di diffondere la cultura della collaborazione usando la tecnologia e i dati a favore dei propri membri e non solo a proprio vantaggio?
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