“Non possiamo permetterci che la musica riparta nel 2021”. Così Paolo Fresu ha annunciato la 33esima edizione di Time in Jazz, che si terrà il prossimo agosto (date da definire). Oltre 50 gli eventi, tra concerti, mostre e incontri nella Piazza del Popolo di Berchidda e dintorni. Nel cast dell’edizione 2020, dal titolo “Anima”, dedicata a Ezio Bosso e a Gianni Rodari, oltre allo stesso Fresu, Rita Marcotulli, Cristina Zavalloni, Fabio Concato, Guglielmo Pagnozzi con Roy Paci, Antonello Salis e, dall’Agnata, Daniele Silvestri .
Fresu, in prima linea nelle azioni per la ripartenza, a stretto contatto con il ministro Franceschini, ha garantito il rispetto delle norme di sicurezza richieste nell’ultimo decreto: numero massimo di spettatori fissato a 1000, distanziamento sociale, termo scanner, mascherine, entrata/uscita separate. Sul controverso aspetto della somministrazione di cibi e bevande, la proposta dell’organizzazione è quella di attenersi alle norme usate nei locali e nei bar.
In più occasioni Paolo Fresu ha sottolineato l’importanza dell’impatto economico di Time in Jazz sul territorio sardo: quasi 3 milioni di euro. Sebbene l’introito quest’anno sarà certamente inferiore, non farlo avrebbe significato una perdita enorme, da molti punti di vista.
“Il mondo dello spettacolo è stata la prima macchina a fermarsi a metà febbraio” – ha precisato Fresu – “prima si sono fermati i concerti al chiuso, poi i cinema e i teatri. Ci sono ancora 500 mila persone nel nostro settore ferme e in difficoltà economica, nonostante l’aiuto dei 600 euro del governo: se il mondo dello spettacolo dal vivo non riparte, la metà dei lavoratori dello spettacolo sarà costretta a cambiare mestiere”. Il rischio è alto. Lo scenario assolutamente verosimile. La speranza è che altre realtà seguano l’esempio coraggioso di Berchidda e che, sempre in sicurezza, il settore dello spettacolo dal vivo possa, piano piano, ripartire.
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