Come dare valore al lavoro dei freelance. È questo il tema del workshop europeo “Freelancers, community and cooperation across Europe” tenutosi a Verona il 7 e 8 marzo.
La due giorni, organizzata da Doc Servizi, ha visto al centro del dibattito le problematiche dei freelance nei diversi paesi europei, come gli aspetti normativi di un mercato del lavoro in veloce mutamento, le best practice e la capacità di innovazione sociale offerte dal mondo della cooperazione.
Un focus particolare nella prima giornata è stato dato al modello Doc Servizi: «Stiamo estendendo l’esperienza accumulata, a partire dagli anni ’90, nel dare tutela e garanzie al lavoro discontinuo dello spettacolo – spiega Demetrio Chiappa, Presidente di Doc Servizi – alle professioni stravolte dalla sharing economy e ai freelance nati con l’industria 4.0. Uniamo il meglio della tradizione cooperativa con la forza innovativa delle piattaforme digitali».
In linea con la filosofia del platform cooperativism – cooperare, includere, innovare – nata negli Stati Uniti nel 2014, per Chiappa «se utilizzate diversamente rispetto a quanto fatto fino ad ora dai big player della gig economy, le piattaforme digitali cooperative sono uno strumento efficace di collaborazione e condivisione tra gli associati che svolgono professioni freelance, allo scopo di combattere la polverizzazione del lavoro e ridistribuire equamente il valore dell’intermediazione».
«Per i freelance, figura professionale che crescerà sempre più nel mercato del lavoro, la soluzione è nelle piattaforme cooperative: garantiscono le tutele e la condivisione dei benefici a chi lavora, ai professionisti che creano la ricchezza», ha affermato Demetrio Chiappa.
Per Luc Mboumba, Co-CEO di Coopaname – la CAE, coopératives d’activités et d’emploi – più grande di Francia fondata nel 2003 a Parigi: «Abbiamo bisogno di sviluppare cooperative efficienti e democratiche, controllate dai lavoratori autonomi. Condividiamo con Doc Servizi l’obiettivo di dare vita ad un nuovo modo di intendere la cooperazione che combini lavoro autonomo e protezione sociale. Si tratta di cooperative che avranno un ruolo chiave nel definire il futuro del lavoro e dell’economia».
«In Gran Bretagna stiamo portando sfide simili – ha affermato Roy Brooks della Gildesplinters, piattaforma cooperativa nata nel 2016 a Londra – lavorando nel mondo dell’arte, cultura e marketing e sostenere i creativi grazie all’innovazione».
Secondo Rashid Owoyele, rappresentante della Society of Owners di Berlino: «L’economia globale è in transizione e le nostre Istituzioni non sono capaci di tenere il passo. Non dovremmo riformulare il lavoro dei freelance in senso imprenditoriale e sostenere i visionari e gli innovatori?».
«Creare il giusto ecosistema dove imprenditori e freelance possono sviluppare i loro progetti con il supporto della rete cooperativa», è quanto sta facendo a Barcellona Calidoscoop, ha affermato Mohammed El Youssofi che ha aggiunto «la partnership con DOC servizi è una base per crescere».
Secondo i dati di Eurostat, riferiti al 2015, del totale occupati in Europa il 15,8% è un freelance. Per l’Italia la percentuale sale a 23,8%, con 3,6 milioni. Secondo una recente indagine della Freelancers Union – no profit americana – la maggioranza dei lavoratori statunitensi sarà freelance entro il 2027.