Martedì 10 aprile alla Fondazione Feltrinelli di Milano si è svolto l’incontro Algoritmi e cooperazione: le sfide per il lavoro al tempo della gig economy. Questo terzo e ultimo appuntamento del ciclo What’s Next dedicato ai cambiamenti del mondo del lavoro, ha visto confrontarsi Demetrio Chiappa, Presidente di Doc Servizi, e Matteo Sarzana, amministratore delegato di Deliveroo. A organizzare e moderare il confronto tra le due piattaforme digitali Luca de Biase, fondatore e caporedattore di Nòva24.
Deliveroo e la contrattazione dell’algoritmo
Deliveroo, nato in Inghilterra 5 anni fa, organizza il lavoro di fattorini che portano il cibo a domicilio in bicicletta. Deliveroo è oggi una società per azioni che vive di finanziamenti e vale più di un miliardo di sterline, un vero e proprio unicorno europeo. Insieme alle già citate piattaforme digitali di Uber e AirBnb è quindi uno dei giganti della sharing economy.
Deliveroo stabilisce un nuovo tipo di rapporto tra ristoranti e utenti semplificando il loro incontro tramite l’uso della sua applicazione. Tramite l’applicazione è infatti possibile scegliere il proprio pasto tra i ristoranti convenzionati. Il pasto sarà poi ritirato e consegnato direttamente al luogo dove si trova l’utente da un fattorino. A definire turni e assegnazioni del lavoro ai fattorini è l’algoritmo che si trova dietro il funzionamento dell’applicazione.
A rispondere ai criteri di massima efficienza dell’algoritmo di Deliveroo oggi sono in Italia 2.900 riders. Diventare riders è molto semplice e Deliveroo offre tutto l’occorrente: bicicletta, caschetto e dal 1° gennaio 2016 due tipologie di assicurazione per far fronte a eventuali infortuni.
Il 97% dei riders di Deliveroo lavora in ritenuta d’acconto perché è impegnato in media per 11 ore settimanali. Gli altri utilizzano invece la Partita IVA. Alcuni arrivano a guadagnare “più della soglia di povertà”, afferma Sarzana, ovvero fino a 1.200 euro lordi al mese. Questo grazie anche all’introduzione del “pagamento a cottimo” che sembra garantire stipendi più alti.
Sembra inoltre che il 96% dei riders sia soddisfatto del modo in cui lavora a Deliveroo. La ragione è che come le altre piattaforme digitali, essa garantisce una grande flessibilità oraria così come la libertà di poter decidere se e quando lavorare.
Le condizioni di lavoro, ha sottolineato ancora l’amministratore delegato, portano certo con sé alcune insicurezze. Esse sono del resto sono scelte volontariamente dai lavoratori nel momento in cui accettano di iscriversi alla piattaforma. Il meccanismo che segue l’algoritmo e le condizioni sono spiegate con chiarezza sul sito della società. Ogni persona sceglie liberamente se sottostarvi o meno.
Di fronte a tali affermazioni, è Luca De Biase a interrogarsi per primo sulla volontarietà delle persone di sottostare alle regole dell’algoritmo. Se si può sostenere che Deliveroo offre nuove opportunità di lavoro, sia per i fattorini che per i ristoranti, è anche vero che “ai lavoratori manca un quid, la passione per fare la consegna”. L’opzione offerta da Deliveroo “non è particolarmente orientata a risolvere il problema grosso del lavoro: campare con quello che fa”. Il funzionamento di Deliveroo apre quindi a nuove interrogazioni anche sul tema della polarizzazione, dell’inclusione e dell’esclusione. Non ultima emerge la necessità di “contrattare l’algoritmo”, così come già sostenuto da Susanna Camusso di CGIL, poiché esso di certo discrimina i lavoratori, anche se non si sa esattamente come, perché non è chiaro come funziona.
Un insieme di elementi che sono stati chiamati in causa anche da un gruppo di riders in una manifestazione contro Deliveroo. Dimostrazione pacifica, la manifestazione è avvenuta proprio all’inizio dell’incontro. Un istante prima che Sarzana prendesse la parola uno striscione è stato frapposto tra pubblico e relatori accompagnando circa 4 minuti di comizio. Contro il pagamento a cottimo e contro l’essere considerati come autonomi, i riders hanno chiesto a Sarzana di essere riconosciuti come lavoratori subordinati con i diritti e le tutele corrispondenti.
Ma non tutte le piattaforme digitali funzionano nel medesimo modo.
Doc Servizi, piattaforma basata sul valore umano
Doc Servizi è una piattaforma che organizza il lavoro di freelance, inizialmente artisti e tecnici dei tecnici del mondo dello spettacolo, che decidono di unirsi in cooperativa. Una soluzione più antica, dove, afferma De Biase, “tutto è umanamente deciso”.
Come spiega Demetrio Chiappa al pubblico: “La cooperativa è uno strumento adatto all’organizzazione del lavoro discontinuo perché siamo tutti soci lavoratori e titolari di noi stessi”. Il patrimonio di Doc Servizi sono i lavoratori, dove ogni lavoratore è portatore di un talento e infinite opportunità che vanno valorizzate. Senza dimenticare che nel sistema culturale e creativo è proprio il lavoratore che inizia e rende possibile il lavoro.
Purtroppo questo è anche un settore caratterizzato dal sommerso e sin dall’inizio Doc Servizi ha capito che per regolarizzare la filiera le chiavi sono i principi fondanti del lavoro: legalità, sicurezza e formazione. Da 28 anni così Doc Servizi agisce per portare questi principi nel mondo dello spettacolo.
Il contratto intermittente aiuta molto a gestire il lavoro e permette ai freelance di diventare dipendenti per averne i vantaggi, come l’assicurazione, la disoccupazione, la maternità, ecc. Tutti i freelance in Doc oggi hanno così privilegi che nemmeno immaginavano.
L’algoritmo di Doc si basa su un patto stabilito con i soci: è definito a priori quanto serve alla cooperativa per gestire l’attività, tutto quello che avanza ritorna sui soci.
Lontana dal meccanismo di intermediazione del lavoro, Doc Servizi permette ai soci sia di trovare le proprie opportunità di lavoro portandole nella cooperativa sia di avere accesso a nuove occasioni grazie all’appartenenza alla rete di rapporti intessuti dalla cooperativa con altre realtà. Il sistema Doc infatti funziona secondo le regole della rete. Demetrio Chiappa spiega “abbiamo applicato al modello cooperativo il sistema della rete web. Le opportunità di lavoro si trovano così nel modo in cui si naviga e trovano le informazioni in rete. Abbiamo in questo modo sconvolto anche il rapporto tra partner, cliente, dipendente, ecc. perché non esistono più gerarchie: ognuno è un nodo che crea valore”.
Conclude così la sua presentazione Demetrio Chiappa: “28 anni fa non pensavo che Doc Servizi sarebbe diventato questo. Ma seguendo i bisogni dei soci e i tempi abbiamo costruito questo modello e, prima di tutto, spero che piaccia a loro”.
Il racconto di questo modello è “rinfrancante” secondo De Biase, cioè sapere che esiste “un meccanismo cooperativo che migliora la vita dei soci”. Aggiunge ancora il giornaliste che riconosce che questo è un modello “con un impatto molto significativo sul mondo dello spettacolo e che potrebbe avere impatto positivo sul mondo dei freelance ad alta competenza che sono sottopagati”. D’altro canto è evidente che è anche un modello che, anche a causa dell’alta attenzione all’umano, cresce molto lentamente rispetto al modello scalabile di Deliveroo.
Quale sintesi tra le due piattaforme digitali?
Sulla spinta di De Biase, che voleva cercare una sintesi tra i due modelli, i relatori sono stati poi invitati a cercare una mediazione tra le due opportunità.
Per Demetrio Chiappa tutto è possibile se si ricorda che il patrimonio di un’azienda sono i suoi lavoratori, che quindi devono godere di tutela assoluta e di tutti i diritti. Egli afferma infatti “non si possono fermare gli tsunami e le piattaforme. Ma non si possono dimenticare i principi fondamentali: le tutele e i diritti”. Senza negare il valore e la comodità delle nuove piattaforme digitali, ha anche aggiunto: “personalmente preferirei pagare la pizza 3 euro in più ma garantire valore al lavoratore (Inail, Inps)”.
In risposta Matteo Sarzana afferma che Will Shu, fondatore di Deliveroo, sta cercando di trovare un modo per ringraziare i 50.000 fattorini che rendono possibile il funzionamento della piattaforma. Di fatto, Deliveroo sta mettendo insieme un sistema di stock option per premiare chi risponde a determinati requisiti.
Basterà per accontentare quel 4% di fattorini che non sono soddisfatti del modo in cui si lavora a Deliveroo?
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