Uno spettacolo che diventa un film, lanciando un messaggio di speranza e straordinaria attualità. Marco Cortesi e Mara Moschini, dopo il successo del film Rwanda, tornano con un progetto ambizioso, trasformando Die Mauer – Il Muro, in un evento tv che andrà in onda su Rai 5 sabato 9 novembre alle 21:15. Per la regia di Riccardo Salvetti, fotografia di Massimo Gardini, prodotto da Horizon Srl, il film è ambientato nel periodo in cui una delle barriere più invalicabili che l’essere umano abbia mai conosciuto, ha tenuto divisa una città per 28 anni e provocato la morte di centinaia di persone. Attraverso reali testimonianze, Il Muro porta in scena storie vere di determinazione e coraggio nel nome della libertà.
Abbiamo intervistato Marco Cortesi:
Come nasce Il Muro?
Tutti i nostri spettacoli nascono da un’inchiesta giornalistica sul campo. All’inizio con noi viaggiava solo una vecchia valigia. All’interno un paio di microfoni, un mixer e dei cavi. Volevamo raccontare storie di coraggio, raccolte in viaggio tra l’Italia e Berlino, da chi le ha vissute in prima persona. Abbiamo ascoltato tantissime testimonianze, le più significative sono diventate la materia prima che ha dato vita a “Il Muro”. L’inchiesta è durata quasi due anni, mentre portavamo avanti gli altri progetti per cinema e teatro, ascoltando le storie dei testimoni effettivi dei difficili anni del muro di Berlino.
Com’è nata l’idea di trasformarlo in evento tv?
Il teatro è affascinante ma ha dei limiti non indifferenti. Ogni volta che si va in scena si toccano centinaia persone… un numero sempre molto esiguo. Dopo oltre 260 repliche a 18 mesi dal debutto tra teatri, scuole ed eventi diversi, ci siamo posti un obiettivo ancora più ambizioso. La televisione e il cinema ti permettono di incontrare molte più persone con un linguaggio completamente differente, che è quello delle immagini. C’era inoltre la voglia di sperimentare un genere che mescolasse spettacolo, fiction e documentario, una soluzione affascinante e coinvolgente. Guardando questo lavoro televisivo, ci si ritrova in un teatro che apre una porta e riporta gli spettatori nella Berlino degli anni ’80, arricchendo il tutto con immagini d’archivio.
Per realizzare questo lungometraggio avete pensato a una soluzione originale…
Per finanziare il progetto il team creativo ha deciso di lanciare una campagna di crowdfunding sulla piattaforma Produzioni dal Basso. A fronte di un contributo da parte dei nostri sostenitori è stato possibile finanziare parte dell’opera televisiva. In questi casi si tratta di un’operazione che diventa fondamentale per far partire la ruota produttiva. Cominciando con piccoli sostenitori, anche sponsor più importanti (ditte, aziende, enti…) sono incentivati a sostenere il tuo progetto. È stato così anche per Rwanda.
Il Teatro Civile è una missione. Che messaggio vorreste trasmettere con i vostri lavori?
Il messaggio portante di ogni spettacolo è quasi sempre una scoperta che avviene a contatto con il pubblico e ci invita a conoscere una strada nuova. Le storie dei testimoni diventano una rivelazione, anche per chi sta lavorando alla realizzazione dell’opera. La missione di questa compagnia, fatta di tante persone, anche se in scena sono solamente due, è quella di raccontare storie vere di coraggio per rendere le persone più consapevoli e felici.
Che feedback avete ricevuto dal pubblico?
L’emozione e la commozione del pubblico sono sempre forti grazie alla potenza delle storie. Quando racconti qualcosa di reale, il tuo messaggio diventa molto più prezioso della semplice interpretazione artistica di un copione. Si realizza un passaggio di testimone che provoca un impatto emotivo straordinario sugli spettatori. Si piange, ma sono lacrime che diventano illuminanti. È un invito a realizzare i propri sogni.
Il vostro sogno?
Uscire vivi da questo processo televisivo su cui stiamo lavorando alacremente. Fare un film è davvero massacrante (ride)! Mentre a teatro fai le prove e poi vai in scena, diluendo la fatica in decine di repliche, un film invece è un’esplosione immediata. La metafora potrebbe essere la richiesta del pagamento anticipato e integrale prima della cena in un ristorante. Siamo nelle ultime fasi del progetto, quelle della post produzione. In questo momento ci sono moltissime persone al lavoro: un compositore, i musicisti, gli addetti agli effetti speciali ecc. L’adrenalina e la frenesia sono a mille in vista della deadline di consegna. La speranza è che questo film possa convincere davvero qualche emittente.
Quindi tanta energia creativa nell’aria?
La creatività c’è, ma ci sono anche ritmi serrati, serietà e precisione da parte di tutti i dipartimenti. Si tratta di un impiego di energie certosino da parte di tutti. È un lavoro in team. Senza la squadra non saremmo mai riusciti a realizzare questo sogno.