In occasione della Milano Music Week, mercoledì 21 novembre al SAE Institute Milano, Francesco Catitti, produttore, arrangiatore, mix engineer e socio Doc Servizi, sarà relatore dell’evento “Lavorare nella musica Pop (dalla cantina alla classifica)”.
Oggi farsi strada nel music business può significare avere a disposizione molteplici opportunità oppure ritrovarsi alla ricerca di un punto di partenza e sviluppo della propria carriera. Francesco Catitti spiegherà come far diventare la propria passione una professione.
Il suo curriculum vanta infatti di esperienze straordinarie e della collaborazione con alcuni dei più grandi artisti del momento tra i quali Eros Ramazzotti, Elisa, Chiara Galiazzo, Michele Bravi, Jake La Furia. Un percorso che è cominciato da giovane, quando frequentava abitualmente gli ambienti musicali di Roma ed era studente di pianoforte. Convertito poi alle tastiere e alle possibilità dell’audio digitale, è diventato membro e co-produttore della band The Electric Diorama. Nello stesso periodo ha cominciato l’attività di produttore in studio e di dj/organizzatore di feste. Con l’esperienza maturata nel tempo e il trasferimento a Milano è arrivata la possibilità di dedicarsi totalmente alla professione di producer.
Il tuo incontro sarà una guida di sopravvivenza professionale per chi lavora nell’industria musicale attuale. Quali sono gli ingredienti per resistere in un contesto simile?
Per quel che riguarda la mia esperienza l’elemento fondamentale è l’amore per ciò che si fa. A qualsiasi livello della professione se ci diamo la possibilità di fare le cose per bene, stiamo seminando le basi per migliorarci continuamente. Non importa tanto l’artista con cui si lavora, quanto il risultato che si ottiene da quella collaborazione. Quando ascoltiamo, ragioniamo, elaboriamo, stiamo facendo progressi ed è questo che conta. I risultati parlano da soli, un bel lavoro viene sempre notato. L’altro elemento è la pazienza, che va a braccetto con l’umiltà (ascoltare sempre tutti per poi trarre le proprie conclusioni) e la curiosità. In questo mestiere non si smette mai di imparare e lo trovo un fattore determinante per sentirmi continuamente stimolato da nuove idee, tecnologie e soprattutto da chi è più bravo di me.
Da sempre la musica ti ha accompagnato nel tuo percorso personale e professionale. Cosa rappresenta per te?
Una paziente compagna di vita: devo ringraziare lei per non avermi mai mollato. Ho fatto di tutto dal fonico ai centri sociali al dj, dal compositore all’autore, dal mix engineer al produttore. Per ora la Musica non si è ancora stancata di farsi manipolare dal sottoscritto.
Quanto è importante la formazione?
Fondamentale e mi ricollego alla prima domanda: ci vuole pazienza e umiltà. La musica non perdona e se non si tratta con rispetto ogni suo aspetto si perde sempre l’occasione di fare qualcosa di migliore. Dovrebbe essere questo il motore principale di chi ci lavora. Da saper mettere la mani su uno strumento al teorema di Nyquist, la formazione non smette di darti prospettive differenti su questa benedetta “variazione di pressione” che ci affascina tanto. Ciò non significa che sia sufficiente: senza una sana dose di creatività sarebbe tutto piuttosto ripetitivo e noioso.
La tua attività professionale vanta di esperienze incredibili. Quali sono le più significative?
Per ora sono stato fortunato: molto importante la collaborazione artistica e l’amicizia con Michele Bravi, con cui si punta sempre a fare il massimo. Credo sia un traguardo notevole anche avere un pezzo come co-autore nel nuovo disco di Marco Mengoni. È stato un onore collaborare al banco di produzione per Elisa e suo marito Andrea Rigonat, artisti fantastici e persone meravigliose. E poi davvero interessante aver lavorato per gli ultimi album di Eros Ramazzotti e di Chiara Galiazzo o per il singolo Nero Bali. Un’altra grande esperienza creativa che mi insegna sempre tanto è lavorare con gli autori: in questi anni, tra i vari, Federica Abbate, Cheope e Mahmood. Insomma, in realtà tutto quello che faccio è significativo!