Lo avevamo intervistato qui due anni fa, e ci aveva raccontato i segreti del suo mestiere e i sogni nel cassetto. Al momento Andrea Spinelli, classe 1990, live painter di professione, è impegnato a raccogliere consensi e complimenti per il suo ultimo, meraviglioso lavoro, realizzato durante il lockdown: il videoclip di “Piazza Grande”, realizzato per la struggente versione di Tosca, che si è appena aggiudicata due targhe Tenco (Miglior canzone con “Ho amato tutto” di Pietro Cantarelli e Migliore album di interprete con “Morabeza”) e Silvia Pérez Cruz.
Com’è nata questa opportunità e come hai vissuto la collaborazione con una delle artiste più richieste del momento?
È stata una congiunzione astrale davvero particolare. A fine febbraio, appena prima dell’inizio della pandemia, avevo lavorato a Roma per Officina Pasolini (di cui Tosca è coordinatore generale, ndr). Quando è iniziata la quarantena ero preoccupato perché non sapevo quando avrei potuto dipingere di nuovo dal vivo. Dopo pochi giorni mi ha contattato Tosca in persona chiedendomi se mi fossi mai occupato di animazione e se avessi voglia di realizzare il video di Piazza Grande. Io le dissi che avevo fatto delle piccole esperienze, ma mai dei veri e propri videoclip. Mi sono messo a studiare una proposta e le ho mandato delle bozze, che a lei sono piaciute moltissimo.
1124 acquerelli su carta. Un lavoro immenso…
Sì, e considera che quel numero si riferisce alla sola fase finale. Prima ce n’è stata una di altrettanti schizzi. Comunque ho realizzato 1124 acquerelli di seguito, sì. Ho diviso il video in 29 scene. Ognuna di esse aveva tra i 36 e i 50 fotogrammi. E poi andavo avanti un pezzettino per volta. È stato un lavoro faticosissimo, che mi è costato anche una tendinite al braccio. Ho lavorato per 8 ore al giorno, a volte anche 9, perché i tempi erano abbastanza stretti. La fase di acquerello è durata 40 giorni, poi c’è stata la fase preparativa. In totale circa 2 mesi di lavoro.
Alla fine una fortuna la quarantena? In tempi normali avresti avuto tutto questo tempo a disposizione?
Forse no. Sicuramente non avrei avuto questa costanza. Magari avrei diluito un po’ le energie, forse ci avrei messo un mese in più. Sentivo molto la pressione esterna e la responsabilità di lavorare con un’artista così importante.
Come hai vissuto il rapporto con la rete in quarantena? E i social?
In un primo momento ero disorientato, come credo tutti. Ai social invece devo tantissimo da sempre. Il mio percorso artistico è passato molto attraverso i social. Durante la quarantena li ho seguiti poco, ma ho visto che c’è stata da parte degli artisti un’apertura di una certa profondità. Sono diventati una mega terapia di gruppo. Poi Aldo Macchi mi ha proposto di fare delle dirette di live painting per lo Spazio 23 di Gallarate. Tutto sommato mi sono tenuto impegnato.
I concerti dal vivo stanno, lentamente, ripartendo. Cosa prevede la tua agenda nel prossimo futuro?
Eventi dal vivo non ancora. Devo ancora capire quale sia la situazione. Molti locali stanno riprogrammando, mentre altri chiudono, come il Serraglio, un locale al quale ero molto legato. Dal punto di vista studio invece mi hanno contattato per realizzare dei videoclip. Quindi sicuramente cercherò di cavalcare l’onda, magari anche in digitale, perché no, ma mi piacerebbe mantenere la manualità. Mi sto attrezzando per realizzare delle mostre di miei lavori.
Sogno nel cassetto?
Vorrei fare un Sanremo. Mi piacerebbe moltissimo.