Lo scorso 7 febbraio al Palazzo della Cooperazione di Roma i rappresentanti del mondo della cooperazione si sono incontrati per il seminario Cambiare l’Italia cooperando. L’incontro è stato un’occasione di scambio per raccogliere idee e proposte in vista delle elezioni del 4 marzo. Anche Doc Servizi ha partecipato all’evento e presentato le sue richieste.
I cinque pilastri di intervento
L’Alleanza delle Cooperative Italiane ha deciso di concentrarsi su cinque sfide:
- lavoro;
- innovazione;
- legalità;
- welfare;
- sostenibilità.
Le cinque sfide rappresentano i cinque pilastri a partire dai quali la cooperazione si impegna a partecipare non solo al progresso economico dell’Italia, ma anche al suo sviluppo sociale. Per ogni pilastro sono stati stabiliti progetti specifici e le conseguenti richieste alle Istituzioni.
Il seminario di Roma
Il seminario è stato strutturato in tre momenti: condivisione del manifesto, divisione in cinque gruppi di lavoro rispetto ai cinque pilatri, restituzione in plenaria delle proposte. Durante i gruppi di lavoro sono stati presentati progetti, buone pratiche e, soprattutto, raccolte le richieste alle Istituzioni.
L’obiettivo dell’incontro è stato quello di integrare le proposte per il 4 marzo già messe in campo dall’Alleanza delle Cooperative Italiane con quelle degli altri protagonisti del settore. All’evento hanno quindi partecipato non solo i vertici di Legacoop, Confcooperative e AGCI, ma anche, per citarne alcuni, Coopfond, Generazioni, CulTurMedia, Ancd e il consorzio Le Mat.
Inoltre, i cinque gruppi di lavoro sono stati introdotti rispettivamente da: Luigi Sbarra, segretario generale Fai-Cisl, Ernesto Somma, Capo di gabinetto Ministero Sviluppo Economico, Stefano Epifani, co-founder Digital Transformation Institute, e Laura Bongiovanni, presidente Osservatorio Isnet.
Grazie alla presenza dei suoi vertici in CulTurMedia, anche Doc Servizi ha partecipato ad alcuni gruppi di lavoro. Le richieste alle Istituzioni di Doc Servizi si sono concentrate nel tavolo dedicato a Lavoro, formazione ed equità.
Proposte nel settore Lavoro, formazione ed equità
Le proposte di Doc Servizi riguardano i 3,5 milioni di lavoratori che in Italia fanno esperienza di lavoro atipico e discontinuo. Un fenomeno amplificato dall’ingresso nel mercato dei giganti della sharing economy, tanto che si potrebbe parlare di “shadow economy”. Con la difficoltà che i legislatori, non solo italiani, hanno nel normare piattaforme digitali come Uber, Airbnb o Deliveroo, prolifera infatti l’economia del sommerso a discapito dei lavoratori.
Doc Servizi non vuole partecipare alla lotta al ribasso delle tariffe e dei diritti, ma sostenere i lavoratori e la salvaguardia dei loro diritti, qualunque professione svolgano
Man mano che cresce il peso della “gig economy”, l’economia basata sui “lavoretti”, aumenta anche l’insicurezza dei lavoratori. I loro diritti sono letteralmente fatti a pezzi a favore della non belligeranza con i principi apparentemente sacrosanti del libero mercato.
In questo contesto, Doc Servizi non vuole partecipare alla lotta al ribasso delle tariffe e dei diritti, ma sostenere i lavoratori e la salvaguardia dei loro diritti, qualunque professione svolgano.
Doc Servizi in occasione di Cambiare l’Italia cooperando ha quindi proposto tre specifiche richieste per le Istituzioni in vista delle elezioni del 4 marzo.
1. Sostegno alle realtà cooperative che operano nel settore culturale e che hanno a che fare con attività discontinue
È noto infatti quanto nel settore della cultura sia purtroppo forte la tendenza a relegare la forza lavoro al nero e al volontariato. Serve quindi sostegno a quelle realtà cooperative che danno il giusto riconoscimento e valore al lavoro degli artisti, dei creativi e a tutti gli operatori della cultura. Anche perché senza il loro lavoro non si potrebbe nemmeno parlare di filiera della cultura. È infatti nei prodotti dell’ingegno dei creativi che si trova la linfa vitale del settore.
2. Una presa di posizione che vada verso una netta opposizione al “caporalato digitale”
Continuano a diffondersi piattaforme digitali che non rispettano alcun contratto collettivo. Esse nemmeno si preoccupano delle condizioni di sicurezza dei lavoratori o di offrire stipendi che garantiscano almeno la sussistenza.
3. Definire tariffe minime da rispettare a livello nazionale
Adottato in un gran numero di paesi dell’Unione europea, il tema della retribuzione minima non è nuovo nell’agenda politica italiana. Si chiede un impegno concreto per cercare di definire retribuzioni minime per tutti i lavoratori. Le tariffe minime devono essere imposte anche a tutte le piattaforme digitali, soprattutto quando la contrattazione collettiva non è ancora arrivata a regolamentare i rapporti di lavoro.